Transizione ecologica è l’espressione scelta dal nuovo governo per rinominare “il fu” ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare. Una scelta, quella del governo presieduto da Mario Draghi, che si inserisce in un contesto più ampio: la voglia di far capire chiaramente ai cittadini, alle istituzioni e alle imprese che stiamo vivendo un momento storico, di passaggio. Un momento in cui nulla sarà più come prima, ma non sappiamo ancora cosa sarà (di noi e del nostro futuro). Siamo in transizione, in cammino su un percorso fatto di sostenibilità e di rispetto della Terra e delle risorse naturali che la abitano. Esseri umani compresi. Questo è l’unico baluardo, l’obiettivo da raggiungere.
Non è un caso se oltre al ministero della Transizione ecologia guidato da Roberto Cingolani (qui una piccola scheda per scoprire chi è), ci sono altri ministeri “in transizione”. C’è il ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione digitale guidato da Vittorio Colao, lo stesso che aveva coordinato la task force per la ripartenza voluta dal governo di Giuseppe Conte. E poi c’è il ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili guidato da Enrico Giovannini. Quel Giovannini che fino a ieri è stato portavoce dell’Alleanza per lo sviluppo sostenibile (Asvis) che sta facendo un grande lavoro di sensibilizzazione sul valore e sull’importanza degli Obiettivi di sviluppo sostenibile, gli SDGs.
Per capire se tutto questo movimento in avanti e questo “cammino” avranno raggiunto gli obiettivi, però, voglio fare un piccolo passo indietro. Capire il significato dei due termini che vanno a indentificare il nuovo ministero guidato da Cingolani.
Per l’enciclopedia Treccani, “transizione” è il “passaggio da un modo di essere o di vita a un altro, da una condizione o situazione a una nuova e diversa”. Non basta, l’enciclopedia prosegue aggiungendo che un periodo di transizione, “con riferimento alla storia e all’evoluzione umana e sociale, e alle loro manifestazioni”, è quello che “che segna il passaggio da una civiltà a un’altra, durante il quale si maturano nuove forme sociali e di costume, nuove concezioni e produzioni culturali, letterarie, artistiche”. Non credo ci sia da aggiunge altro pensando alla nostra situazione.
“Ecologica” è un aggettivo derivato di “ecologia”. E – sempre secondo Treccani – l’uso che se ne fa oggi della parola ecologia, specie in ambito giornalistico, sta a indicare “la necessità di conservare e difendere la natura e l’insieme dei provvedimenti rivolti a eliminare quanto può turbare l’equilibrio dell’ambiente naturale”.
Parafrasando, dunque, per transizione ecologica si intende il passaggio dal modo di vita a cui eravamo abituati a una situazione nuova e diversa che includa la necessità di conservare e difendere la natura – quindi le sue risorse – eliminando tutto ciò che può turbarne l’equilibrio.
Se il nuovo ministero e il nuovo governo, col tempo che abbiamo a disposizione, porteranno a termine questo passaggio, potremo dire che avranno raggiunto l’obiettivo e sfruttato l’occasione – unica e speriamo rara – che questa condizione ci ha imposto.